Text: Ianva. L'Occidente. Santa Luce Dei Macelli.
Piu lenta e greve d?un volo d?avvoltoio
La folla orante avanza come bovi al mattatoio.
Che entri il coro, che Luce sia
Di ceri innumerevoli a punteggiar la via.
E per toccare i lembi di sacra vestizione
Come se fosse un balsamo che da consolazione
Ginocchi strisciano e lasciano una scia
Schiumante e bruna come un?agonia?
Come crivellato Golgota bianco seno tra le spine
E in capo a Lei
Le fanno da corona gli astri dell?Orsa Maggiore.
Col suo volto avorio e porpora guarda a noi sulle rovine,
Ed e per noi
Che l?abissale colubro tiene sotto il tallone!
Ma del Vattiente la gamba insanguinata
Insinua una lezione che resta inascoltata:
Che la mitezza non sempre e una virtu
Chi doma il suo soffrire, non vuole schiavitu!
Se il Cardo Santo e Atto Di Dolore
Come le Sette Spade che vanno a berle in cuore,
Vedo il virile, sereno sprezzo del-
L?arcaico oplita che fa dono di se.
E dalle sdentate fauci di megere nero-notte
Riecheggera
Sonora l?onda panica di ioniche rotte,
Delle primavere attiche quelle sacre frenesie
Crescono in me,
E certe guerre estatiche diventano mie.
Sento ancora tra le dita calde viscere fumanti
E scorgo in Lei,
Le traiettorie mistiche di uccelli migranti.
Percio stringo quel revolver e a ragione che mi chiedi
Rispondero
Di nuovo e tempo che gli Dei si onorino in piedi!
(Grazie a Dario per questo testo)
Ianva